In tema di pubblicità mi sono imbattuto nella lettura di alcune polemiche scaturite all’interno dell’ADVCamp tenutosi a Riva del Garda assieme a quella genialata della Blogfest organizzata da Macchianera e compagnia cantante. Una grande orgia collettiva di vicendevoli marchette, più interessante dal lato antropologico e psico-sociale che dal lato marketing.
Detto ciò, si scatena una ridicola diatriba sulle parole espresse da Vicky Gitto, direttore creativo di DDB, durante un intervento intitolato “Non chiedermi quale sarà il futuro della pubblicità”.
Gitto afferma un concetto pubblicitario banale, controverso ed anche un po’ vecchiotto ossia che “indipendentemente dal valore etico e morale” – “l’attentato di Bin Laden è “un’idea della madonna” con un “tasso di creatività altissimo”, ““hanno avuto una grande idea!” – “hanno cambiato la storia dell’umanità semplicemente con un’idea”. – “ho identificato un obiettivo, voglio raggiungerlo, come faccio a raggiungerlo, riuscendo a ottenere la pressione media che questa gente è riuscita a ottenere senza spendere una lira”
Insomma, a livello creativo/mediatico l’attentato alle Torri Gemelle ha avuto un impatto fortissimo sulla percezione delle persone, sull’economia, ma soprattutto sugli obiettivi prefissatisi dai terroristi. Un gruppo terroristico per farsi notare non può certamente tirare una bombetta o una scoreggetta. No?
No.
Tralasciando le questioni pseudo-complottiste sull’attentato dell’11 Settembre (sono stati i terroristi? è stato il governo USA? sono questioni politiche di cui si dovrebbe parlare di là) il signor Gitto parla della questione tralasciando questioni etiche, ideologiche ed ogni qualsiasi sentimento di sensibilità. I famigliari delle vittime cosa dovrebbero pensare di uno che definisce l’attentato di Bin Laden “un’idea della madonna” ? (Tanto più che c’è di mezzo una questione religiosa, diciamo che la metafora della madonna è quantomeno fuoriluogo).
Risulta evidente che l’obiettivo di Gitto era quella di puntare il più alto possibile, in un discorso di paradossi ed estremizzazioni che sono nella natura dei processi creativi odierni. C’è poco da scandalizzarsi nel merito, semmai sul metodo. Ed infatti mi trovo assolutamente concorde con Maurizio Goetz di Marketing Usabile che cita:
La creatività in ambito pubblicitario è un mezzo utilizzato per raggiungere uno scopo. Senza creatività un messaggio di qualunque genere, non arriva a destinazione, ma il fine ultimo della comunicazione è quello di “creare valore” non solo notorietà .
Insomma, la nostra creatività non ha alcun bisogno di appellarsi ad esempi così altisonanti e terribili per poter avere terreni di comprensione condivisi. Non possiamo porre sullo stesso livello un piano di guerrilla marketing con un piano di guerrilla e basta.
Ma non è sicuramente questo uno degli esempi peggiori di ciò che c’è dietro una comunicazione ben riuscita. Penso a Nike, Coca-Cola, Mc-Donalds e tutto ciò che c’è dietro una strategia comunicativa incentrata sul brand, ma che si sgonfia davanti ad un occhio attento alle vicende internazionali legate allo sfruttamento minorile, corruzione, omicidi e diritti sindacali calpestati.
Sono andato un po’ oltre. E come al solito, da queste parti, la questione etica prevale su quella commerciale.
Se riascoltaste tutto l’intervento vi rendereste conto che le parole dette da GITTO sono state strumentalizzate da uno sconosciuto che non vedeva l’ora di far passare i commenti dei propi post da non più di 5 a centinaia. Non credo ci fosse alcuna voglia di fare alcun colpo di teatro, il tutto mirava solo a sottolineare l’importanza di avere un punto di vista molto aperto nel saper riconoscere il potenziale di un’idea (a volte c’è un tasso altissimo di creatività anche dove meno penseresti di poterlo riconoscere) e l’indispensabile avvicinamento del rapporto tra tecnici e creativi nello sviluppo di un’idea per il web. Tutto qui!