Chi si occupa di pubblicità e marketing avrà sicuramente letto della battaglia pubblicitaria a colpi di spot tra Plasmon e Barilla.
Qualche reminder prima di dire due parole: da Sapori & Ricette la notizia “Plasmon contro Barilla per vendita di prodotti con pesticidi. La multinazionale si difende accusando i primi di pubblicità scorretta e ingannevole”.
La pagina pubblicitaria qui sopra parla da sè.
Di questi giorni la sentenza che impone a Plasmon lo stop alla pubblicazione dello spot definita ingannevole e denigratoria.
I giudici sostengono che lo spot è intollerabile poiché paragona prodotti differenti dal punto di vista legislativo: gli alimenti dedicati all’infanzia, infatti, sono tutelati dalla Direttiva 2006/125/CE.
La valutazione dell’impatto mediatico/pubblicitario di una campagna di questo tipo da parte di Plasmon sarà stata sicuramente studiata con cura, anche se l’impressione è quella del “colpo basso” da parte di un’azienda in difficoltà che era sino ad oggi l’indiscutibile brand leader del settore biscotti per l’infanzia. I focus group organizzati da Plasmon avranno probabilmente portato alla luce un problema di fondo: le mamme italiane preferiscono utilizzare biscotti alternativi ai Plasmon, magari consapevoli di un possibile discapito sulla qualità, ma più convenienti dal lato del prezzo.
L’aggressività della campagna cozza completamente con l’universo valoriale dell’infanzia, spostando l’attenzione verso un concorrente – neanche così diretto – come la Barilla che fa invece dei valori familiari la sua colonna portante. L’auto-delegittimazione del brand è indiscutibile, bisognerà vedere se un calo della percezione porterà dall’altro lato un aumento delle vendite.