Ho letto oggi un articolo de La Stampa, nella rubrica “Diritto di Cronaca” curata da Flavia Amabile, intitolato “Noi pubblicitari mentiamo” che potrebbe essere una sorta di “Tutta la verità sui pubblicitari che nessuno vi ha mai raccontato”.
Oltre ad alcuni dati sulle fortissime sanzioni che il mondo pubblicitario (o una parte di esso) ha subìto in questi ultimi anni – multe e violazioni delle normative da far impallidire – viene riportato un pezzo di “vita pubblicitaria” curato da Valentina Maran scrittrice e copywriter senza peli sulla lingua. Ho letto con estrema attenzione il post consigliato nella rubrica intitolato “La verità, vi prego, sulla pubblicità.” che mi sono ritrovato a condividere molto più di quanto pensassi.
Ho sempre studiato e letto con occhio estremamente critico la pubblicità – principalmente televisiva – e ritrovandomi ora a studiarla dall’interno posso soltanto provare a comprenderne anche i meccanismi più sottili. Se voglio dare un senso al sudore ed i sacrifici di questi anni lontanissimi da casa non posso di certo negarmi la possibilità che volente o nolente potrò far parte anche io di questo mondo che da una parte mi attira, ma dall’altro mi repelle.
Credo succeda – almeno una volta – a tutti coloro che si trovano a maneggiare messaggi che verranno poi consegnati ad un pubblico di media/vasta scala, perlomeno a coloro che sanno il significato di etica e dignità senza doverlo andare ad estrarre dal Garzanti.
“Quanto ci inganna la pubblicità? Più di quanto immaginiamo. Solo nei primi sei mesi del 2007 dal Garante per la Concorrenza sono arrivati 2,18 milioni di multe, portando a 7,729 milioni il totale delle sanzioni degli ultimi due anni (344 le violazioni riscontrate dal 2005 tra i 385 casi di pubblicità ingannevole esaminati).”
Sono i dati estratti riportati da Flavia Amabile e tratti dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Dati che mi fanno venire il voltastomaco e che potrebbero tranquillamente venire accostati a fenomeni di delinquenza di massa.
Non è questo il mondo in cui voglio vivere. Non è questo il mondo che voglio far vivere.
Chi comunica, soprattutto chi deve persuadere, ha delle responsabilità che non ho intenzione di prendere alla leggera.
Se si dovesse scendere a compromessi contro le mie convinzioni personali- come per la politica – farò un passo indietro per cambiare strada. Per cambiare quel tipo di sistema bisogna entrarci dentro e smantellarlo pezzo per pezzo, ma bisogna volerlo.